STORIA POSTALE - PRIMI .TELEGRAFI .ELETTRICI

Intorno al 1900 nelle località più importanti dove era già aperto un ufficio postale, venne istallata anche una stazione per il servizio telegrafico (su richiesta e a carico economico degli abitanti). L’Amministrazione postale, valutato il potenziale traffico, se necessario, contribuiva alle spese. L’intero apparato telegrafico consisteva delle seguenti parti: il tasto manipolatore, cioè il trasmettitore manuale dei segnali Morse, la macchina ricevitrice, la quale, per mezzo di una elettrocalamita che muoveva una penna scrivente, riportava graficamente in linguaggio Morse il messaggio su un nastrino di carta; un tasto commutatore che durante la loro comunicazione isolava i due uffici telegrafici dalle trasmissioni esterne; una piccola bobina porta nastro di carta. Inizialmente negli uffici telegrafici destinatari dei piccoli centri, il testo ricevuto era manoscritto dall'addetto alla ricezione direttamente sul modulo di consegna, successivamente vennero utilizzate tecniche diverse che invece dei punti e delle linee riportavano già le lettere raggruppate a formare delle parole stampate direttamente su strisce di carta che erano incollate sui moduli. Ciò era possibile con il metodo creato da David E. Hughes (1831-1900) con il suo "telegrafo a sincronismo".

Un tavolo bastava a sostenere tutto l'apparato. Nel 1900 nelle località sprovviste di energia elettrica, il telegrafo era reso autosufficiente con una batteria di pile Daniell formata da una serie di vasi trasparenti a due elettroliti con l'anodo di zinco immerso in una soluzione di solfato di zinco, mentre il catodo di rame era immerso in una soluzione di solfato di rame per sviluppare corrente continua . L'insieme delle pile richiedeva una ininterrotta manutenzione per cambiare gli elettrodi e le soluzioni acidule dei solfati. L'apparato telegrafico era spesso munito di un circuito elettrico con un cicalino che traduceva gli impulsi elettrici in segnali acustici per una più pronta ricezione del telegrafista. All'epoca l’importanza del telegrafo come mezzo di collegamento ufficiale fra le amministrazioni locali e il potere centrale costringeva gli addetti al servizio alla presenza obbligata e ininterrotta in occasioni particolari, per qualunque evenienza che potesse riguardare autorità e pubblica sicurezza, specie durante i periodi elettorali e fino al momento della chiusura dei seggi. Le norme che regolavano il servizio obbligavano l'addetto a essere presente anche la domenica mattina dalle nove fino a mezzogiorno per l’apertura dell’ufficio onde assicurare il servizio telegrafico; tale norma venne abolita negli anni Cinquanta del ventesimo secolo. La diffusione della telefonia segnò la fine del telegrafo, i cui apparati furono smantellati negli uffici postali verso la metà degli anni Sessanta, per essere sostituiti dal più pratico e immediato apparecchio telefonico. Ai tempi in cui esso era l’ unico mezzo per comunicazioni urgenti, l’arrivo di un telegramma provocava sempre grande emozione, perchè un telegramma era inviato solo per notizie di grande rilevanza. Il linguaggio era tradizionalmente sintetico, lapidario, essenziale, spesso mediato e corretto dalla collaborazione dell’impiegato all’atto della accettazione. Anche il modulo del telegramma era speciale nella forma; era un grande foglio giallo predisposto per una piegatura particolare, con un lembo incollabile ad assicurarne la chiusura, questa era suggellata dal bollo a data dell’ufficio, sul fronte dalla parte dell'indirizzo era segnata l'ora di consegna al fattorino per la distribuzione.

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apparato telegrafico a pile
Disegno primo Novecento di apparato telegrafico, a destra le pile Daniell.
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tasto trasmettitore
Tasto trasmettitore manuale dei segnali Morse.
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Pila Daniell
Pila Daniell a soluzione di rame e zinco.
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